Latte scaduto e ricommercializzato: l’ennesima bufala del web
Una nuova bufala impazza sul web: il latte scaduto e ribollito per essere nuovamente immesso sul mercato fino a cinque volte. Questo procedimento viene spacciato come legale e giustificato dalla presenza di alcuni numerini seriali sul fondo delle confezioni in tretapack. Secondo i sostenitori di tale teoria, che si sta diffondendo sui social network più importanti, come facebook e twitter, i numerini mancanti nella serie indicherebbero il numero di volte in cui il latte scaduto ha subito il processo di bollitura per essere riportato sul mercato.
TETRAPACK da parte sua ha dedicato uno spazio sul suo sito per spiegare la presenza del numero seriale sul fondo degli imballaggi: non ha niente a che vedere con i contenuti del pacchetto, che possono essere di diverso genere (latte, vino, succhi di frutta) ma serve all’azienda per individuare i contenitori che costituiscono delle bobine di 1,5 metri, che solo successivamente vengono tagliate per dar vita al singolo imballaggio. (la spiegazione fornita dall’azienda è consultabile qui).
IVANO DE NONI, professore associato di tecnologia lattiero casearia al Distam, Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari e microbiologiche di Milano, ha spiegato al Corriere della Sera che la pratica della ribollitura del latte scaduto non è assolutamente legale, né è mai stata prevista dalla legge italiana. Inoltre, chi ha diffuso la notizia è incappato in errori grossolani, come l’asserzione di una bollitura a 190° del latte scaduto, temperatura troppo elevata, che renderebbe il prodotto marrone. La pastorizzazione del latte è prevista una sola volta e solo sul prodotto crudo, e questo può essere verificato attraverso analisi di laboratorio, poiché parametri specifici caratterizzano il latte pastorizzato, in base ai danni subiti dalle proteine del siero. Insomma, l’ennesima bufala del web che provoca allarmismi infondati, anche se, soprattutto in campo alimentare, l’accortezza non è mai troppa.